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Autore: Libero Gentili 03 nov, 2023
Mentre i cittadini di Gaza piangono la morte di oltre 9.000 persone, di cui 3.760 bambini per opera dell’esercito israeliano, il presidente Benjamin Netanyahu giurando che Hamas deve essere eliminato o in qualche modo reso inoffensivo, anche a costo di fare a pezzi Gaza, ha “legittimato” le sue atrocità citando la Bibbia . "Le richieste di cessate il fuoco sono in realtà richieste a Israele di arrendersi ad Hamas, di arrendersi al terrorismo, di arrendersi alla barbarie. Non accadrà mai. Signore e signori, la Bibbia dice che c'è un tempo per la pace e un tempo per la guerra. Questo è il tempo per la guerra". E, finalmente, ci siamo arrivati: dopo tutte le azioni dello Stato riguardanti il “problema Gaza” già dal 1967, e la decisione sconsiderata di rafforzare Hamas con lo scopo di dividere il movimento nazionale palestinese tra islamisti con sede a Gaza e nazionalisti laici in Cisgiordania, Netanyahu ora si appella alle sacre scritture come lasciapassare al suo corridoio di follia incontrollata. Ma prima di ricorrere all’avallo della provvidenza divina, Bibi (o chi per lui) il 29 Ottobre aveva postato un messaggio su X , sostenendo che “in nessuna circostanza e in nessun momento il primo ministro era stato avvertito dell’intenzione di Hamas di entrare in guerra… tutti i funzionari della difesa, compresi i capi dello Shin Bet (Servizio di Sicurezza), credevano che Hamas fosse scoraggiato e cercavano un accomodamento. Questa è stata la valutazione presentata più e più volte al primo ministro e al gabinetto da tutti i funzionari della difesa e dalla comunità dei servizi segreti fino allo scoppio della guerra.” Dopo questo scarico di responsabilità Benny Ganz , ministro e membro del Gabinetto di Guerra, rispondeva pubblicamente che il Primo Ministro “deve ritrattare le sue osservazioni di ieri sera e smettere di occuparsi di questo problema... la leadership richiede dimostrazione di responsabilità. Qualsiasi altro tipo di parola o azione danneggia la resilienza e la forza della nazione”. Il tweet veniva immediatamente cancellato e il suo autore ammetteva: “ho fatto un errore” aggiungendo, però, “insieme vinceremo”. La sopravvivenza politica per un personaggio è troppo importante, ancor più se questo personaggio narcisista come Netanyahu ha a cuore, innanzi tutto, la sua immagine. E allora, quando il suo scaricare la colpa sugli altri gli si ritorce contro in maniera spettacolare, occorre trovare un’altra strategia, e l’unica è quella di far intervenire la “volontà divina” alla quale non ci si può sottrarre; un escamotage al quale l’uomo ha sempre fatto ricorso, compresi gli stessi rappresentanti in terra della volontà di dio. Come tutti sappiamo, nello Stato di Israele la maggioranza è ebraica. Il conflitto territoriale, violento, con arabi e palestinesi dura dal 1947 ed ha assunto anche un carattere religioso: Hamas (fondamentalisti sunniti palestinesi, appoggiati da Iran e Hezbollah libanese) e coloni (fondamentalisti ebrei) i quali sostengono che il territorio di Palestina/Israele è stato dato loro da Dio . E poi, lo Stato di Israele anti- Iran, il quale è in accordo, ormai, con Paesi musulmani del «blocco saudita». Nell’anno 2014 veniva ufficialmente proclamato il Califfato , guidato da Abu Bakr Al-Baghdadi . Un Governo monarchico, la cui identità sociale e politica si basa sulla predicazione del profeta Maometto. Il dato che emerge da quegli anni è la problematica difficoltà a riportare concettualmente le trasformazioni geopolitiche in atto in quella regione, in quanto esse subiscono un dinamismo ad una velocità incredibile, se ci si rapporta alla storia passata; soprattutto perché è dettata da paradigmi politici che si fondano su presupposti religiosi. Questa visione che si incardina su tali presupposti che credevamo superati in Occidente, almeno fino a poco tempo fa, porta il mondo a scontrarsi in “territori” che non trovano dialogo perché basati su impostazioni in contrapposizione l’una con l’altra; questo porta ad una “geografia dell’incertezza” . La Pace di Westfalia del 1648 aveva permesso di coniare il termine Stato , come sinonimo di status , stabile, fermo, statico il quale era basato sul riconoscimento reciproco di un’autorità sovrana. La geografia dell’incertezza non consente più, di confrontarsi con una realtà giuridica territoriale sovrana, e lo farà sempre meno perché ad ogni crisi, ogni volta, fa seguito un cambiamento geopolitico, a cui segue una successiva nuova fase di incertezza. Nell ‘estate del 1993 il politologo statunitense Samuel P. Huntington pubblicò il famoso libro The Clash of Civilizations and the Remaking of World Order (trad. Italiana “Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale) dopo l’apparizione dell’ omonimo articolo sulla rivista Foreign Affairs, al quale seguì un secondo saggio per rispondere alle critiche che erano state mosse alla sua rivoluzionaria teoria. “Gli anni successivi alla Guerra fredda videro l’inizio di mutamenti drammatici nelle identità dei popoli e nei simboli che le incarnavano. Il quadro politico mondiale iniziò a essere riconfigurato in base a criteri culturali”. Su questo assunto Huntington sviluppa la sua teoria in base alla quale “nel mondo post-Guerra fredda, le principali distinzioni tra i vari popoli non sono di carattere ideologico, politico o economico, bensì culturale” . E sotto la categoria “culturale” l’autore include soprattutto quella religiosa . “Nell’epoca che ci apprestiamo a vivere, gli scontri fra civiltà rappresentano la più grave minaccia alla pace mondiale, e un ordine internazionale basato sulle civiltà è la migliore protezione dal pericolo di una guerra mondiale”. Il suo libro ricevette numerosissime critiche, ovviamente, in quanto andava a frantumare l’impianto teorico che sosteneva la visione oramai consolidata dell’equilibrio internazionale. Ma se la critica è una sorta di leva di Archimede con cui i critici sperano di muovere il mondo, dev’essere davvero un dispositivo meraviglioso, ovunque ci si trovi, per spingerla verso il basso! Ma è dove si trova il critico nello spazio sociale, che è il punto di maggiore conseguenza nello stimare l'efficacia della critica. Nel 1993, appena dopo la dissoluzione dell’ Unione Sovietica , il mondo si apprestava a passare ad un equilibrio unipolare che non avrebbe più seguito la logica del bipolarismo.  A distanza di trent’anni la teoria di Samuel P. Huntington si è dimostrata più che giusta, e ad ogni anno che passa gli eventi catastrofici che si verificano sulla scena mondiale ce lo confermano sempre di più.
Autore: Libero Gentili 28 ott, 2023
OGGI È IL GIORNO DELL’INFAMIA , ma non per il motivo che ha sostenuto l’ambasciatore di Israele davanti all’assemblea dell’ ONU , bensì per la sua stessa reazione arrogante, tracotante e baldanzosa. Ha aggiunto: "Sappiamo che non c'è alcuna crisi umanitaria in conformità con il diritto internazionale umanitario… È un giorno buio per le Nazioni Unite e per l'umanità." Si tratta solo di capire che tipo di “umanità” hanno in mente. L’Assemblea generale dell’ONU si è decisa, finalmente, a chiedere una tregua umanitaria immediata a Gaza. La risoluzione ha ottenuto 120 voti a favore, 14 contrari con in testa, ovviamente, Israele e i suoi servetti gli Stati Uniti , e 14 astenuti TRA CUI L’ITALIA. Si, questo è il giorno dell’infamia anche per il nostro Paese. Anche per queste persone gli interessi di facciata prevalgono sulle atrocità che migliaia di uomini, donne e soprattutto bambini stanno subendo già da troppo tempo. Vorrei, vorremmo vedere, se tra quegli innocenti che vengono trucidati ci fossero figli, genitori, parenti di queste persone che hanno optato per l’astensione. È sufficiente per vergognarsi di queste persone, o serve qualcos’altro?
manifestazione filo-palestinese ad Harvard-Yard
Autore: Libero Gentili 27 ott, 2023
Mentre a Gaza continuano le atrocità di questa guerra che Israele ha deciso di portare avanti sino all’annullamento non solo dell’identità palestinese, ma anche di una popolazione inerme composta di adulti e bambini, con il beneplacito dichiarato (“un cessate il fuoco sarebbe inopportuno”) dei suoi alleati Usa e Inghilterra e con il beneplacito coperto da un velo non troppo spesso per la verità, di ipocrisia dell’Unione Europea, una voce si è levata fuori dal coro: la regina Rania di Giordania . Li ha accusati, finalmente, di “evidente doppio standard” per non aver condannato la morte di civili sotto i bombardamenti israeliani a Gaza. Parlando con Christiane Amanpour della CNN in un'intervista esclusiva, Rania ha detto: “Le persone in tutto il Medio Oriente, inclusa la Giordania, sono semplicemente scioccate e deluse dalla reazione del mondo a questa catastrofe che si sta verificando. Nelle ultime due settimane abbiamo assistito a un evidente doppio standard nel mondo”. "Quando è avvenuto il 7 ottobre, il mondo si è schierato immediatamente e inequivocabilmente dalla parte di Israele e del suo diritto di difendersi e ha condannato l'attacco avvenuto... ma quello che stiamo vedendo nelle ultime due settimane, stiamo vedendo il silenzio nel mondo" "Questa è la prima volta nella storia moderna che si verifica una tale sofferenza umana e il mondo non chiede nemmeno un cessate il fuoco, quindi il silenzio è assordante – e per molti nella nostra regione rende complice il mondo occidentale”. “Ci viene detto che è sbagliato uccidere una famiglia, un'intera famiglia, sotto la minaccia delle armi, ma va bene bombardarli a morte? Voglio dire, qui c’è un evidente doppio standard. È semplicemente scioccante per il mondo arabo”. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres aveva lanciato un appello: “Chiedo un immediato cessate il fuoco umanitario per alleviare l’epica sofferenza umana a cui stiamo assistendo; troppe vite e il destino dell’intera regione sono in bilico” , ma il rappresentante di Israele, Gilad Erdan , con la tipica arroganza che li caratterizza, ha addirittura chiesto le sue dimissioni. Anche il ministro degli Esteri israeliano, Eli Cohen , presente al vertice ha risposto senza freni alle parole di Guterres respingendo la sollecitazione a un cessate il fuoco. “Ditemi, qual è una risposta proporzionata all’uccisione di bambini, allo stupro di donne e al loro incendio, alla decapitazione di un bambino?” Ha chiesto Cohen. “Come puoi accettare un cessate il fuoco con qualcuno che ha giurato di uccidere e distruggere la tua stessa esistenza?” E ha concluso che Israele ha non fornirà visti ai funzionari delle Nazioni Unite. Ora, anche una mente infantile capirebbe che non si può giustificare la punizione di un innocente, semplicemente mettendogli all’occhiello un distintivo; eppure gli ebrei lo vissero di persona, quando furono massacrati dal regime nazista che li etichettò con la “Stella di Davide” cucita sui loro pigiami a righe. Ma, evidentemente, gli ebrei di allora non erano la stessa “nazione” dello Stato di Israele di oggi… Questi qui hanno deciso di sterminare , così come fece Hitler con i loro nonni. E gli occhi del mondo o meglio degli attori internazionali, sono troppo foderati di strategie politiche ed elettorali, tattiche, alleanze e quanto di peggio si possa tirar fuori. Gli Stati Uniti , con in testa il loro presidente Joe Biden , il quale sta tirando fuori il “peggio” del suo mandato, hanno perso definitivamente il ruolo di ago della bilancia dell’equilibrio mondiale che vantavano (o forse, alla luce dei fatti, si arrogavano) nel Sistema Bipolare. La sua veneranda età avrebbe dovuto, come normalmente ci si aspetta, dimostrare una saggezza super partes, ma si è fatto superare persino dal 98enne ex Segretario di Stato Henry Kissinger il quale, recentemente, ha ricevuto le lodi del leader cinese Xi Jinping con le parole “Gli Stati Uniti hanno bisogno della sua saggezza” . Ma no, in un mondo privo di una visione morale e strategica, “zio Joe” soffre di basorexia per “Bibi” e questo, evidentemente, gli offusca la ragione. In realtà sono in molti, negli Stati Uniti, a soffrire di questo impulso. Anche l’appena eletto Presidente della Camera dei Rappresentanti Mike Johnson , un cristiano evangelico, ha legami con l’estrema destra israeliana. Descrisse la sua visita del 2020 al Monte del Tempio di Gerusalemme come “l’adempimento di una profezia biblica”. È la vittoria più significativa finora ottenuta dal movimento filo-israeliano dei cristiani evangelici americani. Il primo ministro Benjamin Netanyahu e i suoi alleati – incluso l’ex ambasciatore israeliano negli Stati Uniti Ron Dermer – hanno sottolineato pubblicamente e privatamente l’importanza del sostegno evangelico. “Israele dovrebbe spendere più energie per rivolgersi agli evangelici americani che agli ebrei, che sono “sproporzionatamente tra i nostri critici” ha detto , a maggio, l’ex ambasciatore israeliano a Washington, definendo gli evangelici “la spina dorsale del sostegno di Israele negli Stati Uniti” . Per la maggior parte degli evangelici negli Stati Uniti, certamente per molti di loro, Israele è una delle questioni più importanti. Per alcuni è il numero uno. Per altri, forse è il numero due o il numero tre. È molto raro sentire gli evangelici criticare Israele. L’allora rappresentante della Louisiana Mike Johnson si recò in Israele nel febbraio 2020. La prima tappa, durante la visita organizzata, fu al Kohelet Policy Forum , il think tank conservatore che è stato un importante partner negli sforzi del Governo Netanyahu per indebolire il sistema giudiziario. Novanta leader evangelici – poi raggiunti da quasi altri 2.000 – hanno firmato una dichiarazione affermando: “In linea con la tradizione cristiana della Guerra Giusta , affermiamo anche la legittimità del diritto di Israele di rispondere contro coloro che hanno avviato questi attacchi poiché “Romani 13” garantisce ai governi il potere di portare la spada contro coloro che commettono atti così malvagi contro la vita innocente” .  Insomma, gira che ti rigira, i compari si ritrovano sempre, anche quando la posta in gioco è la devastazione della civiltà. Ma a che serve la storia?
Autore: Libero Gentili 25 ott, 2023
Se Joe Biden fosse stato romagnolo, i suoi compaesani lo avrebbero rimbrottato: “Mai lighér i can con el sulzézz!” (non legare mai i cani con la salsiccia). Un detto popolare che, notoriamente, veniva usato per dare dello sprovveduto a chi se lo meritava; poi la scelta, in sé, costituiva veramente uno spreco. Ma per estensione, come succede per tutti i proverbi, potrebbe anche suggerire che le misure di sicurezza e soprattutto le scelte andrebbero prese adeguatamente, perché la loro inefficacia potrebbe causare danni ben più gravi. Sostenere due guerre non è facile, anche per chi possiede un salumificio. In che modo gli Stati Uniti aiuteranno sia Israele, che l’Ucraina? Le risorse di una nazione contano sicuramente ma, la storia ce lo insegna, spesso non bastano perché ciò che più conta sono le decisioni strategiche, soprattutto con chi si sceglie di allinearsi. Le prime parole che il presidente ha pronunciato il 20 Ottobre, dopo aver salutato i suoi “fellow Americans” sono state: “Siamo di fronte a un punto di svolta nella storia: uno di quei momenti in cui le decisioni che prendiamo oggi determineranno il futuro per i decenni a venire”. Le stesse, quasi identiche parole le pronunciò quando iniziò il suo mandato, affermando che la politica degli Stati Uniti si trova a un punto di svolta, in cui le decisioni che gli americani prendono ora avranno un impatto enorme sul futuro. Ma in quasi tre anni, dall’inizio del suo mandato, gli eventi si sono susseguiti in maniera vertiginosa, come avviene normalmente man mano che proseguiamo nella storia. Quindi la sua visione di quasi tre anni fa sta rapidamente diventando un ricordo. Ma quel ricordo il Presidente lo ha ricollocato, come se nulla fosse, in un contesto diverso; di grande interdipendenza. Il fatidico 11 settembre di ventidue anni fa ha segnato, caratterizzato, plasmato l’intera politica estera degli Stati Uniti , garante la loro preminenza economica e militare rispetto al resto del mondo, con lo scopo di perseguire le cosiddette nazioni canaglia , ma con conseguenze che non ci vuole poi molto a definire quanto meno deludenti, se non disastrose. Certamente il potere americano si basa anche sulle sue alleanze: “le alleanze americane sono ciò che mantiene noi, l’America al sicuro. I valori americani sono ciò che ci rende un partner con il quale le altre nazioni vogliono lavorare.” Ma le alleanze a cui il Presidente americano probabilmente si riferisce erano state create per un’epoca diversa. Attualmente la guerra in Ucraina prosegue inconcludente e quella attuale, che contrappone l’alleato Israele ad Hamas, potrebbe produrre una catena di eventi che rovescerebbero il primato degli Stati Uniti in Medio Oriente. Se ci pensiamo bene, non c’è molta coerenza nell’immagine che questa nazione sta dando al mondo, soprattutto agli occhi del mondo arabo: condannare un’invasione in Ucraina e, al tempo stesso, sostenerne una a Gaza. Nonostante ciò, dopo il suo ritorno da Israele, collegando direttamente le due guerre, Biden ha proposto un finanziamento di emergenza di 106 miliardi di dollari, di cui 61 sarebbero destinati all’Ucraina, 14,3 a Israele e 14 per la gestione del confine tra Stati Uniti e Messico. Di fronte allo scetticismo espresso dall’altro polo, quello repubblicano, Biden ha replicato che “Hamas e Putin rappresentano minacce diverse, ma hanno questo in comune: entrambi vogliono annientare completamente una democrazia vicina”. La petizione di principio, in sé, non fa una piega. Ma siamo proprio sicuri che questa generalizzazione del termine democrazia, che nessuno avrebbe il coraggio di contestare, possa effettivamente calzarsi a pennello sulla politica che sta attualmente conducendo il governo di Benjamin Netanyahu ? Da quando è iniziata questa tragedia, a Gaza sono morti più di 1.700 bambini palestinesi ; 120 al giorno! è una statistica impossibile da ignorare. Uccidere migliaia di persone, mutilarne decine di migliaia e lasciarle senza niente, solo perché il Governo attualmente in carica identifica questi abitanti con il terrorismo di Hamas, non sembra un grosso modello di democrazia. Né è possibile, a quanto pare, esprimere pubblicamente compassione per i bambini morti a Gaza, perché questo potrebbe sfociare in un linciaggio da parte di una folla fascista come è successo, a Israele, al giornalista di sinistra Israel Frey per aver recitato la preghiera ebraica in lutto per le donne e i bambini che, secondo lui, erano stati "massacrati". Al momento in cui sto scrivendo, una cinquantina di persone, secondo media israeliani, potrebbero ritrovare la libertà, grazie ad un accordo mediato dal Qatar . Ma questi sono sviluppi che non bastano a dissuadere Israele dall’intenzione di procedere con un’offensiva di terra a Gaza; il suo inizio è solo rimandato. Quello che è molto grave è che la stampa internazionale non sta affatto dando risalto al fatto che Benjamin Netanyahu è considerato, da una vasta area non indottrinata dell’opinione pubblica israeliana, il principale responsabile di questo disastro . Secondo alcuni giornalisti israeliani, per 14 anni la politica di “Bibi” (soprannome affibbiato al primo ministro) è stata quella di mantenere Hamas al potere. Si ritiene che “il modus operandi della politica di Netanyahu dal suo ritorno all’ufficio di Primo Ministro nel 2009 continua a rafforzare, da un lato, il governo di Hamas nella striscia di Gaza e, dall’altro, a indebolire l’Autorità Palestinese”. Da parte di quell’area non indottrinata del paese si grida: “Netanyahu deve andarsene adesso, non dopo la guerra di Gaza” . Attualmente i legislatori del partito al governo israeliano Likud, di destra, chiedono apertamente e sfacciatamente una seconda "Nakba” [la “distruzione” dell’identità palestinese avvenuta in concomitanza con la cacciata dalle loro terre, nel momento stesso in cui nasceva lo Stato d’Israele]. È vero che nel tempo le parole acquistano e addirittura stravolgono, nell’uso che se ne fa, il loro valore etimologico; neologismi e termini di recente creazione contribuiscono in misura notevole. Ma la parola “democrazia” nasce come termine “fattuale”; in sostanza non può essere soggetta a diminuzioni o alterazioni di valore: o c’è, o non c’è. Per chi ha ascoltato il messaggio del Presidente Joe Biden agli americani sull'appoggio incondizionato a Israele, non credo ci sia difficoltà ad ammettere che si è trattato solo di un inno alla grandezza del paese: "noi siamo gli Stati Uniti d'America; GLI STATI UNITI D'AMERICA!". Ma grandezza e democrazia non è detto che vadano sempre a braccetto.
Autore: Libero Gentili 24 ott, 2023
Oltre diecimila manifestanti con le bandiere di Israele e candele in mano sono scesi in piazza a Berlino per condannare l'antisemitismo crescente nel paese, alla luce degli eventi recenti. Il presidente della Repubblica Federale Tedesca, Frank-Walter Steinmeier , ha dichiarato alla manifestazione, tenutasi davanti alla Porta di Brandeburgo: "È insopportabile che oggi gli ebrei vivano di nuovo nella paura, proprio nel nostro Paese" , ribadendo così il "fermo sostegno" della Germania a Israele. E, sempre domenica, nella stessa capitale tedesca, gli agenti della polizia hanno “circondato” i partecipanti a una manifestazione in supporto del popolo di Gaza. Gli eventi pro Palestina sono stati addirittura vietati in città. Da quando è iniziata questa tragedia, a Gaza sono morti più di 1.700 bambini palestinesi ; 120 al giorno! è una statistica impossibile da ignorare. Uccidere migliaia di persone, mutilarne decine di migliaia e lasciarle senza nulla non favorirà alcun interesse, se non quello del primo ministro Benjamin Netanyahu , appartenente al Likud , il partito di destra. Ma la compassione pubblica per i bambini morti a Gaza potrebbe anche sfociare in un tentativo di linciaggio da parte di una folla fascista come è successo, a Israele, al giornalista di sinistra Israel Frey per aver recitato la preghiera ebraica in lutto per le donne e i bambini che, secondo lui, erano stati "massacrati" . https://www.haaretz.com/israel-news/2023-10-15/ty-article/.premium/far-right-israelis-threaten-attack-journalist-who-dedicated-a-prayer-to-gaza-victims/0000018b-3434-d450-a3af-7d3ccb9d0000 Attualmente i legislatori del partito al governo israeliano chiedono apertamente e sfacciatamente una seconda "Nakba” [la “distruzione” dell’identità palestinese avvenuta in concomitanza con la cacciata dalle loro terre, nel momento stesso in cui nasceva lo Stato d’Israele]. Il ministro della Difesa ordina di negare acqua, cibo e carburante a milioni di civili, un paese il cui presidente, afferma che tutti gli abitanti di Gaza sono responsabili dei crimini di Hamas. Quello che i Tg occidentali e la stampa non mettono in risalto o, addirittura tacciono, è che Benjamin Netanyahu è considerato, da una vasta area non indottrinata dell’opinione pubblica, il principale responsabile di questo disastro. Si sostiene che, addirittura abbia sostenuto Hamas, per indebolire l’autorità ufficiale palestinese. Un primo ministro che sta lentamente impoverendo la libertà democratica dello Stato di Israele. Un personaggio del quale, a quanto pare, persino Joe Biden è innamorato… Ma da parte di quell’area non indottrinata del paese si grida: “Netanyahu deve andarsene adesso, non dopo la guerra di Gaza” . Ora, una piccola riflessione la vogliamo fare? Se abbiamo il coraggio di dichiarare “Pane al pane e vino al vino”? I fatti vanno collegati: a Berlino, da un lato manifestazione per le attuali vittime in Israele e, dall'atro, boicottaggio per le manifestazioni pro palestinesi di Gaza. I tedeschi stanno condannando l’anti semitismo… ma un anti semitismo da parte di chi? Antisemita è Hamas e non i poveracci – poveracci nel vero senso della parola – che abitano a Gaza e che stanno per scomparire sotto delle macerie causate dai bombardamenti, senza cibo, senza luce, senz’acqua. Ma questo non impedisce ai tedeschi di gridare: "È insopportabile che oggi gli ebrei vivano di nuovo nella paura" . E certo. Durante l’olocausto gli ebrei si distinguevano dai nazisti, ovviamente, ma a distanza di ottant’anni le cose sono un pò cambiate. Oggi il governo israeliano di Netanyahu è vicino all’ideologia nazista; nel suo paese una buona parte dell'opinione pubblica lo chiama fascista. Quindi, cari tedeschi, solidarietà solo alla destra Israeliana! Il lupo perde il pelo, ma non il vizio!
Autore: Libero Gentili 21 ott, 2023
Gli israeliani hanno pianto, guardando le dichiarazioni di Biden agli americani. Un discorso pieno di tanta, tanta retorica dove non c’è stato un accenno alle sofferenze che la popolazione palestinese patisce per la cancellazione della loro identità dal 1948, data sancita come “Nakba” , la “distruzione” del loro passato, la cacciata dalle loro terre. Quello che si può ascoltare in quelle parole è solamente un inno alla grandezza dell’America, una esaltazione della sua politica estera che, dalla fine della guerra fredda, ha dato solo tragedie. Ma la metà del partito di Biden è pronto a rivoltarsi contro di lui se ci sarà un sostegno “eccessivo”. La notte prima della visita del Presidente americano a Tel Aviv , c'è stata un'esplosione mortale in un ospedale di Gaza. I governi arabi hanno rapidamente abbracciato l'affermazione di Hamas secondo cui dietro l'attacco c'era Israele e i manifestanti sono scesi nelle strade di tutto il Medio Oriente. Ma Biden ha appoggiato la versione israeliana che accusava un fallito lancio di razzi da parte di un gruppo militante. (Bloomberg) Magen Inon è un padre israeliano di tre figli residente a Londra, insegnante e titolare di un dottorato in filosofia dell'educazione. “Ho perso i miei genitori nell'attacco di Hamas. La mia famiglia vuole la pace, non la vendetta per la loro morte” “desidero parlare di quella che credo sia l'eredità dei miei genitori. Le persone di entrambi i lati del confine hanno buone ragioni per odiarsi a vicenda. Questo viene utilizzato da coloro che si nutrono di odio. Ma questa non può essere l’unica opzione. La mia famiglia non cerca vendetta. I miei genitori trattavano le persone in base alle loro azioni, non alla loro affiliazione a qualche gruppo. Veniamo confortati da persone di ogni ceto sociale, indipendentemente dalla loro religione, etnia o genere. Anche amici intimi della comunità beduina hanno perso i propri cari nell'attacco. “Il nostro futuro condiviso si basa sulla convinzione che tutti gli esseri umani sono uguali e meritano rispetto e sicurezza. È così che sono cresciuto e così sto crescendo i miei figli. A lungo termine, e anche se molto lontano, l'unico vero futuro è quello della speranza e della pace. Per favore, fermate la guerra”. The Guardian Amnesty International ha condannato la direttiva emessa l’8 gennaio dal nuovo ministro israeliano per la Sicurezza nazionale , Itama Ben-Gvir , che definisce la bandiera palestinese simbolo del “terrorismo” e istruisce la polizia a rimuoverla dai luoghi pubblici. La direttiva avrebbe l’obiettivo di impedire “l’incitamento” contro Israele, mentre secondo Amnesty International rappresenta un grave attacco al diritto alla nazionalità e a quelli alla libertà d’espressione e di riunione pacifica. Inoltre, si tratta dell’ennesimo provvedimento adottato negli ultimi tempi dalle autorità israeliane per ridurre al silenzio il dissenso e limitare le proteste, comprese quelle in favore dei diritti della popolazione palestinese, tra i quali la crescente repressione sulla società civile palestinese e l’aumento degli arresti e delle detenzioni amministrative contro gli attivisti palestinesi. “Da decenni la bandiera palestinese è simbolo di unità e resistenza contro l’occupazione illegale israeliana ed è usata nel mondo in segno di solidarietà verso la popolazione palestinese. È profondamente ironico che le autorità israeliane, per giustificare la loro direttiva, facciano riferimento all’incitamento, quando è proprio quel provvedimento ad alimentare l’odio razziale e ad acuire le divisioni. Si tratta di una delle tante misure, assunte nell’ambito del sistema israeliano di apartheid, che hanno l’obiettivo di minimizzare la presenza e la visibilità dei palestinesi e ridurre al silenzio le loro voci” (Heba Morayef, direttrice di Amnesty International per il Medio Oriente e l’Africa del Nord). In Germania, il ricordo inquietante dell’uccisione di sei milioni di ebrei europei da parte dei nazisti durante l’Olocausto ha particolarmente suscitato tensioni. "La nostra storia, la nostra responsabilità per l'Olocausto rende nostro dovere in ogni momento difendere l'esistenza e la sicurezza di Israele" , ha detto ai legislatori il cancelliere tedesco Olaf Scholz . Oltre a vietare le proteste, le autorità educative di Berlino hanno anche considerato di vietare agli studenti di indossare la Sciarpa kefiah palestinese e adesivi come "Palestina libera" . È veramente deprimente quando valori umani, come quelli sopra citati, vengono impiegati per produrre altre persecuzioni, soprusi e ingiustizie rivolte in un’altra direzione. Il tutto per rimanere “coerenti” con il mainstream della politica dei più forti. Oggi sono in corso manifestazioni in tutto l’occidente. I manifestanti di Londra dicono di aspettarsi che quasi 200.000 persone marceranno a sostegno degli abitanti di Gaza. "Chiederemo un cessate il fuoco e la fine della violenza, la fine dell'assedio israeliano e l'invio immediato di tutti gli aiuti umanitari a Gaza", ha detto al TIME un portavoce della Palestine Solidarity Campaign . La catastrofe (Nakba) che il popolo palestinese ha vissuto a seguito della guerra del 1948 e della creazione dello stato di Israele è iniziata con una visione. Nel 1895, due anni prima della convocazione del primo Congresso Sionista , Theodor Herzl , il fondatore del movimento sionista, descrisse nei suoi diari il piano per espellere i Palestinesi. "Cercheremo di dare spirito alla “popolazione senza un soldo” oltre il confine procurandogli occupazione nei paesi di transito, negandole qualsiasi occupazione nel nostro paese. . . Sia il processo di espropriazione che di rimozione dei poveri devono essere eseguiti in modo discreto e circospetto”. “Per quanto riguarda i ricchi (aggiungeva) verrebbero comprati. Lasciamo che i proprietari di beni immobili credano che ci stanno imbrogliando, vendendoci cose per più di quanto valgono. Non stiamo per rivendere nulla” (Herzl 1960: 88) Socrate ha notoriamente fatto riferimento al problema morale nel suo Dialogo con Eutifrone : “Non credo che abbiano il coraggio di dire o sostenere che se stanno sbagliando non dovrebbero pagare una penalità. Quello che dicono, credo, è che non stanno sbagliando” E' così che ci si salva la faccia!
Autore: Libero Gentili 20 ott, 2023
Gaza sta già affrontando una grave crisi umanitaria a causa dei bombardamenti israeliani senza precedenti e delle aspettative di un’incursione di terra. Giovedì il presidente Biden ha invitato gli americani a sostenere Israele (e l’Ucraina), affermando in un discorso agli americani, in prima serata, che fornire aiuti militari ed economici ai paesi è nell’interesse della stabilità globale e della sicurezza nazionale. Ma è proprio così? "La storia ci ha insegnato che quando i terroristi non pagano un prezzo per il loro terrore, quando i dittatori non pagano un prezzo per la loro aggressione, causano più caos, morte e più distruzione… Continuano ad andare avanti. E il costo e le minacce per l’America e il mondo continuano ad aumentare " , ha detto Biden da dietro la Resolute Desk , la scrivania dell’Ufficio Ovale della casa Bianca, descrivendo la sua richiesta di aiuto come “un investimento intelligente che pagherà dividendi per la sicurezza americana per generazioni”. Il Presidente ha pronunciato il discorso mentre la sua amministrazione si preparava ad opporsi alla sua richiesta di 74 miliardi di dollari di assistenza per i due paesi. Dopo l’11 settembre, negli Stati Uniti il terrorismo internazionale diventò la massima priorità nazionale. Ma con il precedente mandato presidenziale di Donald Trump sortì la promessa di porre fine a quelle che lui ha battezzato “endless wars” (le guerre senza fine), ritirando le truppe USA dai campi di battaglia mediorientali. Questo ha contribuito ad una lenta ma costante diminuzione dell’importanza che i cittadini americani attribuiscono alla lotta al terrorismo tra le loro priorità. Oggi Biden dovrà sicuramente affrontare la domanda se gli Stati Uniti possono permettersi di finanziare due guerre straniere. I dati mostrano che il deficit americano si è avvicinato ai 2 mila miliardi di dollari e che l’inflazione rimane fastidiosamente elevata. Ma oltre alla evidenza incontrovertibile di questi dati, pesa in maniera non trascurabile l’orientamento politico abbastanza convergente dei due schieramenti: i democratici progressisti si oppongono ferocemente all’invio di armi a Israele e i repubblicani conservatori hanno messo in dubbio la necessità di aggiungere qualcosa d’altro agli oltre 100 miliardi di dollari già approvati in aiuti militari ed economici inviati all’Ucraina. “La leadership americana è ciò che tiene insieme il mondo” , ha detto il Presidente. “Le alleanze americane sono ciò che mantengono noi, l’America, al sicuro. I valori americani sono ciò che ci rende un partner con cui altre nazioni vogliono lavorare”. La sua retorica ispirata sicuramente all’amore per l’Israele di Netanyahu , la quale sottolinea dietro le righe che l’indipendenza palestinese può attendere ancora, si scontra con la popolazione la quale rimane concentrata su preoccupazioni più vicine a casa: inflazione, assistenza sanitaria, lavoro, immigrazione e criminalità. Ma le Forze di Difesa israeliane e il Ministero della Difesa israeliano hanno detto alle loro controparti statunitensi che hanno urgentemente bisogno di proiettili di artiglieria per prepararsi a un’invasione di terra a Gaza. I funzionari statunitensi vicini a Biden suggeriscono che dirottare i proiettili dall’Ucraina a Israele non avrebbe alcun impatto immediato sulla capacità dell’Ucraina di combattere contro le truppe russe; ma se la guerra tra Israele ed Hamas diventasse un conflitto regionale più ampio? L’ Iran fornisce aiuti finanziari, assistenza militare e addestramento ad Hamas ; Libano e Siria non vanno certamente a braccetto con Israele. La Russia potrebbe metterci lo zampino, come è sua abitudine, per distrarre gli osservatori dalle sue depredazioni in Ucraina. La Cina interessata alla fornitura di petrolio dal Medio Oriente attualmente si dimostra abbastanza distaccata, ma se le azioni dell’Iran dovessero indebolire la posizione degli Stati Uniti, l’acquolina alla bocca per il conflitto potrebbe stuzzicarla. Quindi la situazione sul terreno è abbastanza fluida, anzi potremmo dire che si tratta di vere e proprie sabbie mobili, e non vi è alcuna garanzia che possa reggere in futuro. In Israele sembra che tutti non siano d’accordo con la politica destrorsa di Netanyahu. Il quotidiano israeliano Haaretz fortunatamente non si fa crescere i peli sulla lingua e non sembra molto allineato; quindi abbastanza attendibile per chi osserva da fuori. Questi sono solo alcuni commenti da parte dei suoi lettori: - Netanyahu e, per procura, gli Stati Uniti sono in gran parte responsabili, poiché gli Stati Uniti fingono di essere moralmente in vantaggio in Ucraina mentre hanno permesso a Israele di imporre l’apartheid al popolo palestinese. Era solo questione di tempo e ora Israele ha la scusa per massacrare apertamente i palestinesi, ora con una copertura mediatica che sarà ossessionata dalla guerra mentre ignorerà l’oppressione. - Bibi [Netanyahu] ha trascorso gran parte della sua vita adulta aspettando il suo momento, aspettando di diventare un eroe come suo fratello, respingendo nel frattempo i procedimenti giudiziari, stringendo accordi corrotti, alleandosi con i nemici della democrazia, facendo il massimo danno, assumendo i suoi alleati nella guerra. La pressa dell'ala destra carteggerà via i bordi ruvidi. Un classico narcisista: anche adesso sospetto che abbia difficoltà a capire che ciò che sta accadendo non sta accadendo solo a lui. In ogni caso spera di trasformare questo momento a suo massimo vantaggio (le sue richieste di un "governo di unità", così come le sue minacce, sembrano palesemente egoistiche). La gente comune, da entrambi i lati della questione, sta pagando un prezzo atroce per le nevrosi di Bibi e per la sua colossale vanità. - Sicuramente, la colpa dell’inaspettata guerra tra Hamas a Gaza e Israele deve essere il Primo Ministro Benjamin Netanyahu. Il fallimento dell'intelligence israeliana è il risultato dei capricci di Netanyahu. È stata sprecata tanta energia nel tentativo di indebolire i tribunali e di metterli sotto il controllo del governo di coalizione. Ciò creò grande opposizione. Le riserve dell’IDF [Forze di Difesa Israeliane] nell’aeronautica, nell’intelligence, nelle forze di terra e di mare si sono rifiutate di servire la malvagia coalizione di Netanyahu. Sono patriottici e non sostenitori di una coalizione sulla via del fascismo. Ciò ha comportato un indebolimento delle forze di sicurezza. La seconda ragione è l’aumento degli stanziamenti del bilancio statale per progetti ultraortodossi a spese dei contribuenti. Deriva dalla riduzione dei budget per i servizi essenziali come la sanità, l’istruzione, i trasporti e dal miglioramento delle infrastrutture. Tutto questo e altro ancora per tenere Netanyahu fuori di prigione. Ha bisogno di questi partiti religiosi e di questi buffoni estremisti di destra anche nel suo gabinetto. Hamas era consapevole e ha agito. Beh, queste cose i Tg occidentali non le diffondono. E, comunque, a Netanyahu sono finiti sia i proiettili che i quattrini, quindi se “zio Joe” si riprende un attimo dalla sua “Basorexia” per Benjamin … saranno cavoletti amari.
Autore: Libero Gentili 19 ott, 2023
Un nuovo termine è entrato a far parte del linguaggio nel mondo del social network: “shadow ban” che, tradotto letteralmente dall’inglese, suonerebbe qualcosa come “divieto ombra” ma che, in sé dice poco o niente. In sostanza si tratta di un provvedimento, da parte del proprietario di quel network, da Facebook e Twitter a Telegram e così via, di “bannare” , ovvero di silenziare un utente per motivi insindacabili, in modo che i suoi contenuti non siano più visibili nei “feed” , nella funzione “esplora” , o nelle pagine degli “hashtag” (#) ma, cosa più importante, senza che l’interessato ne sia al corrente. Di solito questi contenuti venivano rimossi a seguito di infrazioni delle regole di comportamento; una censura della quale, però, l’interessato veniva a conoscenza. L’unico modo per farlo, ora, è passivo, cioè quell’utente che era abituato a centinaia, o migliaia di “like” se ne ritrova solo tre o quattro nell’arco di un mese. Bene. Sappiamo, oramai per esperienza, che i network che inizialmente erano nati per allargare il campo dell’informazione a vantaggio di chi navigava in rete, ora sono diventati un mezzo per “controllare nell’ombra” un utente – una funzione più mirata rispetto allo “shadow ban” , del divieto ombra - entrando così nella guerra mediatica che, inevitabilmente, si associa alla guerra convenzionale, rafforzandola. Dall’inizio degli attacchi israeliani a Gaza, soprattutto i palestinesi e i difensori della causa palestinese si ritrovano “shadowbannati” , per cui una semplice ricerca su qualsiasi social network farà apparire centinaia di account di utenti i quali affermano di essere stati sottoposti alla revisione della visibilità, limitandone la comparsa nei feed di notizie o nelle ricerche. Ma, fin qui, la cosa seppur spiacevole potrebbe non costituire un grosso problema. Leggendo, però, i tanti messaggi dedicati a questo tema si vede, innanzi tutto, che si tratta di una questione politica. La popolazione palestinese intrappolata a Gaza vede i social media come l’unica arma per aumentare la consapevolezza internazionale. Prendiamo, ad esempio, l'esplosione all'ospedale arabo Al-Ahli di Gaza che ha ucciso 471 persone. Il presidente Biden che si è affrettato, durante la sua visita a Tel Aviv, a tranquillizzare il suo caro alleato Benjamin Netanyahu , e si è detto "profondamente rattristato e indignato" per l'esplosione, sostenendo l’affermazione israeliana secondo cui l’esplosione mortale sembra essere stata causata da un razzo palestinese andato male; gli USA – sostiene - ne possiedono le prove; "I dati mi sono stati mostrati dal mio dipartimento della difesa". Quando, in realtà tra accuse e controaccuse, arrivare alla verità del fatto è più difficile che mai. La BBC Verify ha contattato 20 “think tank” , università e aziende con esperienza nel settore degli armamenti. Nove di loro devono ancora rispondere, ma finora i dati sono inconcludenti. ( https://www.bbc.com/news/world-middle-east-67144061?utm_source=Gmi+Mailchimp+INTEGRATION+Prod+List&utm_campaign=ea22266199-EMAIL_CAMPAIGN_2018_07_08_04_14_COPY_17&utm_medium=email&utm_term=0_ff3735a749-ea22266199-57316641 ). Però, cari miei, una fonte vicina alla questione ha detto all'agenzia di stampa Reuters che il presidente degli Stati Uniti sta valutando la possibilità di chiedere al Congresso 10 miliardi di dollari in aiuti per Israele già da venerdì ma… tranquilli, ha anche affermato che 100 milioni di dollari in finanziamenti statunitensi saranno stanziati per sostenere i civili palestinesi! Una bella proporzione perché, in effetti, Israele ne ha proprio bisogno! La guerra è una preoccupazione perpetua in Israele, ma sono passati decenni da quando gli israeliani hanno dovuto chiedersi se oggi potrebbe essere il giorno in cui i loro confini saranno superati e i loro nemici andranno di costruzione in costruzione per decidere chi massacrare. L’identità palestinese cancellata per sempre e la sua bandiera sciolta nell’acido muriatico. Il governo israeliano, giorni fa, ha portato un autobus carico di giornalisti a Sderot , la città israeliana più vicina all'estremità settentrionale di Gaza. Amichai Chikli (del Likud , il maggior partito di destra al governo), il quale guida due ministeri, Affari della Diaspora e Uguaglianza Sociale, si è presentato con una Glock , una pistola semi automatica, stretta contro la parte bassa della schiena. Il suo messaggio principale è stato che il nemico “non era solo Hamas” e che “comuni cittadini di Gaza” erano stati tra coloro che saccheggiavano, “uccidevano persone, bruciavano persone nelle loro case, decapitavano persone, compresi i bambini”. “A Gaza, costringono i loro figli ad assistere alla macellazione degli animali durante l’ Eid al-Adha a prendere il cuore dell’animale e a trattenerlo, in modo che possano essere cattivi e brutali quando crescono”. Questa festa si basa su una storia nota tanto agli ebrei quanto ai musulmani: Dio impedì ad Abramo di sacrificare suo figlio e sostituì il povero ragazzo con un ariete. Molti genitori potrebbero preferire di risparmiare ai propri figli la vista di un animale morto dissanguato. Ma questo rituale non è pensato per addestrare gli assassini, e sembrava proprio che Amichai Chikli pensasse che anche i musulmani comuni fossero abusatori omicidi di bambini. Mi ricorda molto quello che parecchio tempo fa dichiarò ai media l’ex cavalier Berlusconi , affermando che i cinesi bollivano nei pentoloni i bambini e poi se li mangiavano. E lo diceva seriamente, perdio! Ma il fatto più inquietante, in questi giorni, è la reazione di quasi la totalità del mondo occidentale nel dichiarare pubblicamente che “Israele ha tutto il diritto di difendersi, ma al tempo stesso dobbiamo aiutare la popolazione di Gaza” . Questa frase, che sembra essere l’espressione di una parola d’ordine convenzionale, se ci pensate, nasconde una palese contraddizione; quasi un ossimoro strategico. Chi si deve difendere, in tal caso Israele, non lo fa sollevando scudi come potrebbero pensare gli sprovveduti che stanno ascoltando alla tv. Lo farà cercando di neutralizzare il nemico, ma non con le minacce verbali, non fateci ridere, bensì con tutte quelle strategie di guerra che la situazione richiede; come d’altra parte sta avvenendo in questi giorni. Però, al tempo stesso la frase auspica l’aiuto della popolazione di Gaza! Ma come? Aiutandoli a morire con pietà? Ma certamente, questa seconda parte della frase viene aggiunta per non apparire disumani agli occhi della gente. Come si chiama tale comportamento? Non lo voglio dire, perché è troppo facile. Tutti, come un coro organizzato, hanno proferito la stessa frase. Dalla Presidente della Commissione Europea , Ursula von der Leyen , al Presidente americano Joe Biden , pedina invecchiata di un potere più grande di lui; unica alternativa, sino a poco tempo fa, al pericolo trumpiano , che Dio ce ne liberi! E per un ateo viscerale come me, fare questa invocazione dà la misura di quanto la mia espressione sia accorata. All’Italia, pedina di… non si sa più di chi, nella quale da una generazione a questa parte non si è più visto un politico con le p*lle in grado di governare, e la cui componente di quello attuale può essere sostanzialmente espressa con la frase fanciullesca “…da grande voglio fare il pulizziotto” . Insomma, il mondo ha perduto la prima qualità che per parecchi anni ha assicurato l’equilibrio geopolitico: la coerenza. Suvvia, andiamola a cercare, in qualsiasi parte del globo si sia nascosta perché, diversamente, la profezia Maya , che abbiamo deriso fino all’altro ieri, si attuerà quanto prima!
Autore: Libero Gentili 18 ott, 2023
Ci stiamo abituando, non tutti fortunatamente, a scenari devastanti che purtroppo rappresentano una sorta di “intrattenimento” solo perché quei fatti sono distanti da noi e sembrano addirittura appartenere ad un altro sistema solare. Così è stato per l’inizio della guerra di aggressione in Ucraina, così è per i fatti non meno gravi nella Striscia di Gaza. Chi ci guadagna in tutto questo (è brutto dirlo, ma è la realtà) è l’intrattenimento mediatico all’interno del quale “esperti” , "commentatori" , “ospiti dei Tg" ), “frequentatori dei salotti televisivi” tirano fuori le più contorte e a volte buffonesche teorie per riempire il palinsesto di quella emittente. Ma ancor più grave, per noi, è l’impatto che tutto ciò ha sul cittadino ignorante (beh, diciamo… “colui che ignora”), che non si è mai occupato di questo tipo di cultura, la politica internazionale, che non si informa seriamente su ciò che avviene nel mondo ogni giorno e si lascia influenzare emotivamente dalle peggiori stronzate che i social regalano loro ogni mattina… gratis!!! Ma l’emotività è il passe-partout con i quale si possono soggiogare le persone, a cominciare dalla pubblicità sulle vendite, fino alla politica dei giorni attuali. Tutti siamo assolutamente d’accordo (e spero che lo saremo per sempre, nonostante i negazionisti) sulle atrocità che il popolo ebraico ha subito ad opera degli aguzzini, che stanno purtroppo rispuntando in ogni parte del mondo, del regime nazi-fascista. E ogni volta che assistiamo a una pellicola di questo genere, quelle immagini suscitano rabbia e lacrime. Perché? Ce lo chiediamo seriamente? La risposta più ovvia e immediata è la pietà che proviamo per le sofferenze di quelle persone. Ma non basta!... e forse non è la motivazione principale. Guardiamoci dentro, ogni tanto, e forse scopriamo che chi dentro di noi strilla, ancor più indignato, è il senso dell’umanità, di tutte quelle qualità intrinseche che fanno parte dell'uomo civile come l’amore, la fratellanza, la solidarietà, la pietà… indipendentemente dalle le persone che stanno subendo le atrocità. Per cui, se al posto di quelle vittime senza colpa ci fossero esseri umani che potrebbero non eccellere in bontà e moralità, ma che comunque vengono brutalizzati, torturati disumanamente… forse non proveremmo ugualmente lo stesso senso di pietà? Voglio dire, in sostanza, che dovremmo smetterla di correre dietro ai soliti luoghi comuni, perché il mondo cambia e la politica, soprattutto, segue le regole della convenienza, di chi è al comando e alla guida di una nazione. E allora, proviamo a guardare ai fatti con occhi disincantati, cercando di ragionare con il nostro cervello, di non aderire supinamente ai giudizi degli imbonitori di turno. Propongo un breve estratto dall’articolo pubblicato dalla prestigiosa rivista “The Atlantic” . Potete leggerlo, per intero, a questo link: https://www.theatlantic.com/interna... “Quando le forze israeliane lasciarono Gaza 18 anni fa, erano stati stabiliti insediamenti israeliani, principalmente nella parte meridionale di Gaza, e ci volle l'autorità del primo ministro Ariel Sharon per ordinarne la rimozione forzata. I rimorsi di coscienza per l’espropriazione dei palestinesi non erano, per così dire, la sua motivazione principale. Lo Stato ebraico poteva mantenere più facilmente il suo carattere ebraico quando non era mescolato con i non ebrei. E Gaza, in particolare Gaza City , è così piena di musulmani che nessun tipo di costruzione di insediamenti israeliani potrebbe far pendere la bilancia a favore degli ebrei. Ciò richiederebbe una pulizia etnica. Si può capire perché i residenti di Gaza City potrebbero, in questo contesto, essere riluttanti ad andarsene solo perché Israele glielo dice. Gli abitanti di Gaza sanno che se se ne vanno, dovranno fare affidamento sulla buona volontà di Israele per farli rientrare e non sfruttare questo momento per rimodellare la demografia della regione. Anche se Israele non riuscisse a svuotare la città e a sostituire la popolazione, il governo potrebbe rendere l’area inabitabile e spingere una parte dei suoi abitanti arabi all’esilio permanente. Il governo israeliano era sfacciatamente di destra molto prima che Hamas attaccasse, e anche il recente allargamento di emergenza della coalizione per includere figure più centriste non ha cancellato la sua inclinazione. La sinistra israeliana ha definito i leader del governo “fascisti” , “fanatici” e “squilibrati” . Il rappresentante del governo che è venuto a parlare alla stampa a Sderot è stato un bell'esempio dell'aggressione da cartone animato che la sinistra vede negli alleati del primo ministro Benjamin Netanyahu. La retorica intollerante ha delle conseguenze, e una di queste è che la vendetta di Israele sarà più complicata e miserabile per tutti i soggetti coinvolti di quanto dovrebbe essere. Anche questo rappresenta un pesante fardello morale”.
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