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Impariamo a ragionare con il cervello

Libero Gentili • 2 agosto 2024

Impariamo a ragionare con il cervello

 

...quando è presente, ovviamente.


Poche riflessioni per introdurre un argomento che ho già pubblicato nel mio Podcast alcuni mesi fa. Perché lo ripropongo?


Il tema è quanto mai attuale e lo sarà sempre nella storia dell’umanità, perché si è stratificato, incrostato, spalmato nel corso di duemila anni dapprima nella mente della gente semplice, priva di cultura e poi, inevitabilmente, nello strato sociale del popolo sovrapponendosi alla superstizione e alle naturali credenze sulle cause occulte di certi avvenimenti della vita che erano inspiegabili perché privi di un artefice, o più artefici, ben identificabili da un punto di vista oggettivo.


Così alla credenza irrazionale dell’uomo primitivo molto spesso, in seguito, camuffata da leggenda si è sostituita la “fede”; la fede in un altrettanto soggetto invisibile, immateriale e incorporeo che, però, travestito nella mente di ognuno con gli abiti di Dio, ha dato una spinta alla “civilizzazione” sostituendosi totalmente alla superstizione e usurpandone la funzione e l’influenza.


Impersonali, ignoti e sconosciuti gli autori di quegli avvenimenti che si presentavano fin dai tempi dell’homo sapiens e impersonale, ignoto, sconosciuto dal punto di vista materiale (viviamo nel mondo, non nella fantasia) quel dio che regola tali avvenimenti.
Ma con una sostanziale differenza, badate bene: quel dio si è insediato nel vero senso della parola, come dire impiantato, nel cuore dell’uomo che, anche se non vede, ora crede!


Forse si potrebbe in qualche modo accettare l’inevitabilità di certi avvenimenti nella storia dell’uomo (personalmente non l’accetto) alla luce del principio della “libera ricerca”; inaccettabile invece il ruolo dei soggetti questa volta tangibili, personali, visibili, materiali e corporei che hanno coniugato la trasformazione della superstizione in un fatto di fede e di “cuore” ma privando in maniera assolutamente subdola l’essere umano del VERO libero arbitrio: questi soggetti sono rappresentati dal clero.


Quindi, se utilizziamo il cervello per il ragionamento, ateismo non significa rinnegare qualcosa o qualcuno che non si è mai visto tangibilmente se non con la fantasia (i credenti la chiamano “cuore”) ma ateismo significa soprattutto “libertarismo” o più semplicemente liberalismo, cioè libertà individuale.

Politicamente una società potrebbe riuscire a farcela; “teisticamente... beh, siamo talmente intossicati sin dalla nascita che è veramente dura.


Per concludere questo preambolo all’ascolto dell’episodio Podcast da parte di chi lo desidera, mi piace citare un passaggio del bellissimo libro “Senza Dio, del buon uso dell’ateismo” del suo autore Giulio Giorello in uno dei suoi viaggi nell’Irlanda del nord:


“Mi trovai a chiedere ospitalità per la notte presso una famiglia di campagna. Stavo già sistemando il bagaglio, ed ecco la domanda: «Cattolico o protestante?» Per trarmi d'impiccio, risposi: «Ateo». Un attimo di silenzio perplesso, poi un'altra domanda: «Sì, ma ateo cattolico o ateo protestante?”


Si, è veramente dura!




Se desideri leggere l'articolo (una trascrizione dell'audio con alcune mie foto personali) clicca sul seguente logo

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