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Il titolo di questo Blog sottolineato da un punto interrogativo delinea, naturalmente, una serie di riflessioni che mi accingo a sviluppare in questo episodio.
Per una consuetudine, che si è protratta nel tempo sin dalla sua indipendenza avvenuta nell’anno di grazia 1947, l’India ha acquisito e mantenuto fino ad oggi la fama di essere una nazione che poteva vantare l’immagine di un modello altamente rappresentativo della democrazia, basata sulla libertà di tutti i cittadini, sulla tolleranza culturale, linguistica e soprattutto religiosa dove, effettivamente, la sovranità risiede nel popolo.
Questo retaggio, che l’india si porta dietro da duemila anni, è stato costruito da personaggi illuminati i quali, nel corso di numerose invasioni a partire dal II secolo a.C. realizzarono che l’evoluzione fosse un processo bidirezionale, il quale produceva cambiamenti da entrambe le parti; cioè individui e nazione sono il risultato di incontri con gli altri, con le influenze esterne, visibili e invisibili, che venivano portate in gioco su ciò che comunemente chiamarono casa.
Non c'è fine al nostro coinvolgimento con gli estranei e al debito che dobbiamo loro, o alla misura in cui a nostra volta li influenziamo. Le ricadute del cambiamento funzionano in entrambi i sensi. Nessuna delle due parti sarà mai più la stessa.
Ma il cervello indiano, purtroppo, si è ridotto nel corso dei secoli ed è diventato un cervello pigmeo, incapace di argomentazioni razionali, ed è per questo motivo che ora dobbiamo assistere alle minacce di ruffiani ignoranti, che non possono tollerare un punto di vista dissenziente.
Queste folle scatenate che affermano di difendere l'induismo devono recitare il Gayatri mantra ogni mattina, per ricordare a sé stessi che l'induismo riguarda l'illuminazione.
Per coloro che vivono in società come le nostre, le quali hanno bisogno di cambiamento, la scrittura sacra e la narrativa possono essere separate dalla "consapevolezza politica”? Non la politica in quanto tale, ma una consapevolezza sia delle condizioni in cui viviamo, che della cultura che la politica di qualsiasi epoca produce?
Sto definendo la politica in un contesto più ampio, esattamente come l'atmosfera dei tempi in cui viviamo.
Se prendiamo la politica in questo senso, essa è solo un'altra area di esperienza umana a cui la politica può attingere. Sto dicendo che la scrittura sacra esce da quella particolare atmosfera.
Ho dedicato tanti anni della mia vita allo studio della cultura sacra e profana dell’India, mantenendo sempre ben chiaro il principio che questo non doveva costituire un dogma, ma confermando a me stesso, ad ogni pagina che sfogliavo, che l’arte e la letteratura hanno sempre attraversato i confini del luogo in cui nascevano.
Per cui non è vero che il mondo è senza confini. L’aggettivo "Globale" non ha cancellato il senso di unicità di ogni nazione. E la letteratura contemporanea in tutto il mondo continua ad essere modellata da essa.
In questi ultimi tempi l’India sta sempre più facendo parlare di sé. Notizie di prima pagina descrivono fatti e comportamenti i quali sono in contrasto con l’immagine alla quale siamo abituati.
Il 18 giugno scorso, nella provincia canadese della
Columbia Britannica, è stato assassinato
Hardeep Singh Nijjar, un leader
sikh rappresentante della comunità sikh e sostenitore del movimento per la fondazione del
Khalistan, un presunto stato sovrano a maggioranza sikh che dovrebbe sorgere, secondo i suoi sostenitori, nella regione del Punjab, tra Pakistan e India.
Era stato già minacciato in passato a causa del suo attivismo, ed era già stato definito, dal Governo indiano di Narendra Modi, un terrorista separatista.
Il movimento raggiunse un picco tra la metà degli anni '80 e la metà degli anni '90, quando i militanti sikh portarono avanti un'insurrezione, seguita da una contro insurrezione, che portò a migliaia di sparizioni e uccisioni documentate, per lo più di sikh.
Nel 1984 l’esercito indiano fece irruzione nel
Tempio d’Oro di Amritsar, un luogo sacro sikh, per stanare i separatisti in un’operazione che uccise migliaia di persone.
Circa cinque mesi dopo, il primo ministro
Indira Gandhi – che aveva ordinato il raid al tempio – fu uccisa a colpi di arma da fuoco da due delle sue stesse guardie del corpo, entrambe sikh.
Il Sikhismo è una religione monoteista iniziata cinque secoli fa nel Punjab. Degli oltre 25 milioni di Sikh nel mondo, la maggior parte vive in India, dove costituisce una minoranza religiosa. Gran Bretagna, Canada e Stati Uniti ospitano importanti comunità sikh.
Il turbante, che può essere indossato da uomini o donne, è uno degli aspetti più visibili dell'identità sikh. La religione predica l’uguaglianza universale.
Secondo il censimento del 2021, circa 770.000 sikh vivono in Canada e questo paese è una meta per tantissimi indiani, come ho potuto constatare personalmente in un recente visita, ma le relazioni diplomatiche tra i due paesi sono oramai compromesse e ci vorrà del tempo per riprendersi.
Il Canada ha accusato l’India di coinvolgimento nell’omicidio, mentre Nuova Delhi lo ha negato con veemenza.
il primo ministro canadese
Justin Trudeau ha detto al parlamento che le sue autorità stavano perseguendo
“accuse credibili” che collegano agenti del governo indiano all’uccisione di Nijjar.
Il Governo canadese ha affermato di aver espresso le sue
“profonde preoccupazioni” alla parte indiana e di averle trasmesse personalmente al Primo Ministro
Narendra Modi durante il vertice del
G20, recentemente concluso, affermando che l’uccisione di un cittadino canadese sul suolo canadese è stata “una violazione inaccettabile della nostra sovranità”.
l’India naturalmente ha respinto le accuse, affermando che erano “assurde e motivate”. "Siamo un sistema politico democratico con un forte impegno per lo stato di diritto” ha affermato Modi e tali "accuse infondate stanno cercando di stornare l'attenzione dai terroristi Khalistani, i quali minacciano la sovranità e l'integrità territoriale dell'India, a questi è stato fornito rifugio in Canada", aggiungendo, inoltre: “lo spazio dato in Canada a una serie di attività illegali tra cui omicidi, traffico di esseri umani e criminalità organizzata non è una novità”.
L’India accusa da tempo il governo canadese di simpatizzare con i separatisti sikh come Nijjar, che considerava un terrorista.
ll movimento Khalistan ha sostenitori in India e nella grande diaspora sikh globale.
Mesi prima che Nijjar venisse colpito da uomini armati mascherati nel parcheggio di un tempio sikh fuori Vancouver, l’India aveva aumentato la pressione su Canada, Australia, Gran Bretagna e Stati Uniti – sedi di importanti comunità sikh – affinché reprimessero il movimento.
A seconda del tipo di prove che i canadesi presenteranno, potrebbero esserci dei danni collaterali anche ai legami tra India e Stati Uniti, dato che Ottawa è il più stretto alleato dell’America.
Dopo questo avvenimento gli Stati Uniti dovranno camminare sul filo del rasoio diplomatico in quanto il Canada è un alleato e un vicino, ma l’India è un partner strategico chiave per contrastare l’avanzamento della Cina.
Per l’Occidente, l’India è vitale per il suo piano in Asia, per contrastare la Cina e dare accesso alle frontiere degli investimenti e del commercio per un’Europa colpita dal debito e dalla recessione.
Biden ha corteggiato l’India nel recente passato. La visita di Stato di Modi a Washington, a giugno, è stata un grande successo e la cordialità del presidente americano nei confronti di Modi è stata pienamente dimostrata nel recente vertice del G20.
Quindi per salvare, come si dice, capra e cavoli la Casa Bianca ha rilasciato una dichiarazione affermando di essere “profondamente preoccupata per le accuse a cui fa riferimento il Primo ministro canadese Trudeau”. Ha chiesto che le indagini canadesi procedano e portino i responsabili davanti alla giustizia, ma allo stesso tempo ha esortato “il governo indiano a collaborare alle indagini canadesi”.
Fin qui tattiche diplomatiche. La negoziazione è l'attività centrale dei diplomatici e dei leader della politica estera.
I conflitti sono evitati e scongiurati attraverso l'arte e la scienza della negoziazione.
Ogni giorno, le questioni di politica estera vengono risolte attraverso la negoziazione.
Le convenzioni ambientali, gli accordi commerciali, la nascita di nuove organizzazioni internazionali, gli sforzi per il mantenimento della pace e, in effetti, ogni aspetto dell'interazione straniera comporta la negoziazione.
Nel corso naturale di qualsiasi negoziazione, le parti con interessi diversi devono trovare i mezzi per convincere le loro controparti su una via da seguire. Tale persuasione sempre più spesso comporta un certo uso della retorica, ma alla fine ogni negoziazione riguarda l'interazione strategica.
I partecipanti selezionano le linee d'azione con un occhio a ciò di cui le loro controparti dicono di aver bisogno e quali si ritiene siano i loro reali bisogni, oltre ad essere ugualmente concentrati su ciò di cui i partecipanti stessi hanno bisogno o sui principi per conto dei quali stanno agendo.
Nel corso della storia non si è mai posato l’occhio su ciò di cui le società hanno sempre più urgente bisogno: il senso morale ed etico della vita di ogni cittadino. Ci meravigliamo se la qualità stessa della vita di ognuno di noi sta andando a rotoli sempre più precipitosamente?
Nel processo di negoziazione due principi sono essenziali. Real-world che potremmo definire con una semplice locuzione: “hai bisogno di vivere nel mondo reale”, e real-time: cioè “le informazioni vengono aggiornate in tempo reale”. Solo questi due principi costringono il negoziatore a identificare esattamente quali decisioni critiche devono essere prese da tutte le parti in una trattativa.
L’India attuale guidata da un governo il quale antepone il fanatismo religioso e un nazionalismo senza precedenti a tutto il corollario che dovrebbe rappresentare un sano equilibrio mondiale sta diventando, proprio a causa del ruolo strategico di cui l’esponente è ben consapevole, una vera e propria minaccia per l’equilibrio mondiale.
La stampa internazionale, tra le righe, ci avverte di questo pericolo ma le notizie oltrepassano il secondo piano perché, insomma, stiamo parlando dell’India il cui stereotipo per noi è sempre lo stesso. È un po' com’è avvenuto anni fa per la Cina e il suo governo totalitario.
Meno di una settimana fa il Washington Post pubblicava un articolo intitolato “Dentro la campagna digitale dei nazionalisti indù per infiammare l’India”.
WhatsApp, che i comuni mortali in occidente utilizzano come messaggistica per chattare durante la giornata, a quanto pare in india viene utilizzato sempre più come strumento governativo per incrementare la facciata della sua popolarità. E fin qui, anche se con le dovute riserve, la cosa potrebbe passare come tollerabile. Pubblicità di nuovi lavori stradali, nuovi edifici scolastici costruiti, assistenza alimentare ai poveri, ecc. ecc.
Ma col tempo i messaggi prendevano una direzione più oscura e insidiosa.
Post virali elencavano i nomi di 24 uomini indù che si diceva fossero stati assassinati da musulmani.
Un altro messaggio metteva in guardia contro le ragazze indù che venivano, a detta di questo avviso, adescate dallo Stato Islamico. Seguito immediatamente da un altro che recitava:
“Se il BJP
(Bharatiya Janatha Party, il partito al governo)
è qui, i vostri figli saranno al sicuro. Gli indù saranno al sicuro”. Ma nessuno, a quanto pare, ha avuto il coraggio di replicare: “…e tutte le altre minoranze religiose, oltre agli indù non debbono sentirsi al sicuro?”.
Un cassiere di banca, in un villaggio vicino Mangalore, ha avuto il coraggio di dichiarare al giornalista di aver ricevuto, in un solo giorno, in occasione delle elezioni del Karnataka, 120 messaggi politici distribuiti in 6 gruppi, di votare per il partito nazionalista indù che governa l’India.
I gruppi nazionalisti indù, guidati dal primo ministro Narendra Modi sono all’avanguardia nell’uso dei social media per promuovere la loro ideologia, diffondendo su scala nazionale materiale provocatorio falso e bigotto, nel perseguimento di un’agenda nazionalista che sta cercando di emarginare le minoranze religiose e reprimere le critiche.
Spesso hanno dipinto una falsa immagine di un’India in cui la minoranza musulmana, pari al 14% della nazione, incoraggiata dal Congress Party (il partito laico guidato da Rahul Gandhi) ha abusato e ucciso membri della maggioranza indù, quando giustizia e sicurezza potevano essere garantite solo votando per il BJP.
Insomma il BJP di Narendra Modi e i suoi alleati nazionalisti indù hanno costruito una enorme macchina di propaganda con decine di migliaia di attivisti che diffondono disinformazione tramite WhatsApp.
Si tratta di un vasto esercito che sta cercando di approfittare dei cervelli “pigmei” della classe media del paese, suscettibile di interpretare come oro colato tutto ciò che viene da un’autorità che usa la religione come garante.
L’India, prima coloniale ed ora post-coloniale molto probabilmente sta vivendo un’epoca di schizofrenia dovuta alle divisioni che la storia e le circostanze impongono alle creature complesse.
Il 26 giugno 1975,
Indira Gandhi, sostenendo che l'opposizione aveva in programma di rovesciare il governo, dichiarò un'emergenza in India e arrestò circa 100.000 cittadini nei mesi successivi.
Nei discorsi successivi lei e altri portavoce del governo insistettero sul fatto che l'opposizione stava ricevendo denaro e aiuto dall'estero per i suoi piani.
Non produsse alcuna prova per le sue accuse e nessun accusato di cospirazione fu trascinato in tribunale per rispondere.
Nuovi tempi e nuovi protagonisti, ma questa volta è in pericolo il delicato equilibrio mondiale.
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