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Non c’è dubbio che, nella vita attuale, Il rumore è una minaccia grave per la qualità della nostra vita. Nessuno può più sfuggire al suono indesiderato che chiamiamo rumore, un disturbo del nostro ambiente che si intensifica così rapidamente da diventare una delle principali minacce alla qualità della nostra vita.
Oramai Il suono delle nostre città è la vibrazione stridente del martello pneumatico, il ruggito arrabbiato dell'automobile e, soprattutto, quello delle moto di alta cilindrata, dell'autobus e dell'elicottero.
Nelle nostre stesse case, ci circondano sempre più gadget, ognuno una fonte di rumore. L'effetto di queste molteplici cause di rumore può, purtroppo, essere cumulativo.
L'esposizione al rumore sul lavoro si aggiunge all'esposizione durante il pendolarismo, all'esposizione a casa e all'esposizione durante le attività ricreative.
Che dire della stagione estiva? Di notte dobbiamo sigillarci nella nostra camera da letto mantenendo le finestre chiuse con il condizionatore acceso, se non vogliamo passarla in bianco a causa del frastuono in strada. E non c’è assolutamente autorità alcuna che tuteli la quiete notturna perseguendo questi centauri i quali, approfittando delle strade deserte, si cimentano in gare motociclistiche rilasciando un rumore assordante.
Lentamente, insensibilmente, sembriamo accettare il rumore - e il deterioramento fisiologico e psicologico che lo accompagna - come una parte inevitabile della nostra vita. Anche se ci sforziamo di stabilire degli standard per alcune delle fonti di rumore più offensive, come l’aereo al decollo e all'atterraggio oppure il camion appena fuori dalla catena di montaggio, spesso non si riesce a monitorarli e controllarli efficacemente.
E accettiamo, e a volte godiamo, di innumerevoli altri suoni, dal frusciare dei piatti in un ristorante o delle tazzine di caffè al bar, alle pubblicità ad alto volume alla radio e alla televisione.
L'insidiosità del problema del rumore risiede esattamente in questo, nella sua ubiquità e nella nostra preoccupazione e mancanza di consapevolezza.
Grandi difficoltà sia di natura sociale che tecnologica devono essere superate se si vuole controllare il rumore, e se vogliamo quindi restituire alla nostra vita la qualità che i nostri successi tecnici e il nostro progresso economico ironicamente minacciano.
Quindi, l'inquinamento acustico ha raggiunto i livelli attuali non solo a causa dell'imperativo tecnologico, ma anche perché noi, come società, gli abbiamo dato il permesso di farlo. Proprio come le cause dell'inquinamento acustico sono in parte tecniche e in parte sociali, così sono le soluzioni.
Con la parola "sociale" intendo tutte le istituzioni economiche, giuridiche, sociologiche e politiche e… religiose; le interrelazioni che compongono una società moderna.
Si, avete letto bene: anche religiose!
Ognuno di noi è abituato fin da bambino, in un paese cattolico come l’Italia, a percepire il continuo rintocco delle campane, dalla mattina alla sera. Non ci facciamo più caso, fa parte della nostra vita, così come i doveri che ci attendono nella quotidianità, ai quali non possiamo derogare se non vogliamo passare per a-sociali.
Ed anche perché, ovviamente, il suono di una campana non è paragonabile al rumore di un martello pneumatico o il rombo di un’auto potente guidata da un esaltato. Le campane, per un credente, sono
“la voce di dio”.
Ma ci siamo mai chiesti come potrebbe essere considerato il loro “rumore” per un non credente? Specialmente se queste persone abitano in prossimità di qualche grosso campanile?
Le questioni sociali sorgono quando consideriamo come un governo (o una parrocchia) decide la misura e il grado in cui le persone devono subire l'esposizione al rumore.
Deve essere fatta una distinzione tra l'ambiente partecipante e quello non partecipante. Coloro che fanno il rumore possono ben tollerarlo, o addirittura goderselo, poiché è associato a qualcosa di piacevole o utile per loro.
Nel frattempo, è probabile che coloro che devono sopportare il rumore senza beneficiare della sua causa, si oppongano fortemente ad esso.
Il fatto che siamo tutti creatori di rumore non altera la domanda di base: in che misura i gruppi “non partecipanti” dovrebbero essere sottoposti all'inquinamento acustico?
Un esaustivo e ben documentato articolo su questo argomento è stato pubblicato dalla
UAAR (Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti) nel quale la materia è ben sviluppata includendo una guida per agire contro il rumore delle campane, e un elenco delle denunce e sentenze in Italia.
Questo articolo può essere letto
qui.
Esiste un accordo tra la Santa Sede e la Repubblica italiana dove nell’art. 2, paragrafo 1: “La Repubblica italiana riconosce alla Chiesa cattolica la piena libertà di svolgere la sua missione pastorale, educativa e caritativa, di evangelizzazione e di santificazione. In particolare è assicurata alla Chiesa la libertà di organizzazione, di pubblico esercizio del culto, di esercizio del magistero e del ministero spirituale nonché della giurisdizione in materia ecclesiastica.”
La libertà di organizzazione e di pubblico esercizio del culto, può includere la libertà di scampanare a piacimento?
Alla luce dei tempi che corrono, nell’inquinamento acustico potrebbe anche essere incluso
“il dolce suon delle campane”.
L’UAAR, conclude il suo articolo con una notizia riguardante un ricorso avvenuto in Norvegia; ve lo riporto testualmente:
“NORVEGIA: stanchi di continuare a sentire il suono delle campane, a cui si era aggiunto anche il richiamo del muezzin, i soci della Società Pagana Norvegese hanno chiesto il permesso di poter fare altrettanto. Ottenutolo in nome della pari dignità delle concezioni del mondo, i suoi esponenti hanno collocato degli altoparlanti sui tetti dai quali hanno pubblicizzato le riunioni della Società, oltre a lanciare messaggi sull’inesistenza di Dio. La notizia è stata rilanciata da diversi media in tutto il mondo: al punto che, avendo pienamente raggiunto lo scopo (esprimere un punto di vista laico sul disturbo della quiete operato dalle organizzazioni religiose), gli annunci sono stati interrotti.”
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